DON G.B. PANIZZA ZELANTE APOSTOLO DELLA SUA TERRA TRENTINA

Giovanni Battista Panizza di Fortunato e Costanza Bolech nasce a Volano, nella casa paterna in via Volpare, alle ore 21 del 7 ottobre 1852. È il primogenito di cinque figli (4 maschi e 1 donna). La famiglia rurale affonda le sue radici seicentesche in Val di Sole, a Vermiglio. Compiuti gli studi elementari a Volano viene avviato al sacerdozio frequentando il seminario diocesano di Trento. Conclusi brillantemente gli studi liceali è studente del III corso di teologia presso la Facoltà di Teologia della Università di Innsbruck; con una tesi sul tema Il Decreto del Vaticano “De Deo rerum omnium Creatore” si guadagna una menzione onorevole con premio annesso. Viene consacrato sacerdote dal principe vescovo mons. Benedetto de Riccabona il giorno 8 luglio 1877. Due mesi più tardi, il 13 settembre, è cooperatore a Piazzola di Rabbi, quindi a Preghena e il 6 ottobre 1879 viene avvicinato alla famiglia a Volano, dove rimane fino al 23 settembre 1882, la data del suo trasferimento, sempre come cooperatore, ad Arco. Il 10 giugno 1886 invece è vicario-curato dal primo maggio 1898 fino al 25 novembre 1900 quando diviene arciprete a Lizzana, presso le pieve di S. Floriano. Li rimane, a parte la parentesi dell’esilio con i suoi parrocchiani in Moravia dal 1915 al 1918, fino alle ore 16 del 5 luglio 1923, data della sua morte.

PARROCO A TUENNO

Don Panizza giunse a Tuenno, dove gli abitanti erano soprannominati “gli orsi”, in un clima sociale molto difficile. Si scontrò da subito con il sindaco Vincenzo Maistrelli, a detta di alcuni un socialista battistiano, un liberale a detta di altri. La dicotomia profonda fece si che gli abitanti del ridente paesello si dividessero in ” pecore” o “pecore nere”, o del partito del prete, e in “rossi” o “pecore bianche” o del partito del sindacato o, a livello cooperativo, dei ” neutri” o ” neutrali”. La difficile convivenza fece si che alcuni organismi sociali nascessero doppi. Ad esempio due caseifici sociali, due magazzini della frutta, ecc….. Tuttavia, il tenace parroco riuscì ad imporre una linea intransigente nel fondare delle istituzioni che potessero essere d’aiuto all’ economia e alla rinascita religioso-morale dei suoi paesi. Mentre si occupava della cura d’anime a Tuenno, riecheggiavano le imprese cooperativistiche di Don Guetti, di cui Don Panizza divenne ben presto “discepolo e stretto cooperatore”. Egli condivideva l’idea di fondo che la cooperazione cattolica fosse lo strumento ideale per sperimentare e far crescere il singolo nel benessere di tutti e la sfida che ne consegue è quella di dimostrare che si può fare solidarietà per tutti nella responsabilità di ognuno, in poche parole un sistema economico incardinato su giustizia, uguaglianza e solidarietà. Sia don Guetti che don Panizza provenivano da famiglie povere ed entrambi erano valenti tecnici agricoli, dispensatori di consigli pratici di agricoltura e di cooperazione, doti che li avvicinavano alla gente rurale con cui condividevano i problemi quotidiani. Se da un lato don Guetti affermava:”La cooperazione, voi lo sapete, è l’arma, il rifugio, la vita dei deboli….. . Se un eccesso sfacciato di pochi negozianti fece nascere la prima cooperativa di acquisto e di smercio, delle usuraie pretese fecero spuntare la prima Cassa Rurale”, dall’altro don Panizza aggiungeva:” Non per trastullo o sollievo nostro o per interesse mondano, siamo chiamati a quest’opera di restaurazione sociale, ma dai vivi bisogni onor più sentiti dal povero popolo, sovrano dei debiti e della miseria”. Recita il testo teatrale Revival dell’Asilo di Tuenno:” Sge vol saver che le stà un dei primi paesi a farse l’Asilo novo de zeca!…. Sge vol po ancia dir che gen ci en ciapelan en gamba …. El me plas ch’el don Giobato Panizza… el reverendo, el vet le robe na bona spana enanzi dei autri…” Parla del lungimirante e pragmatico reverendo che, dopo aver avviato una sottoscrizione già nel luglio 1889 in qualità di presidente della Società degli Amici dall’Asilo infantile di Tuenno e avviata la fabbrica il 12 aprile 1893, riuscì ben presto ad inaugurare nel 1893 l’Asilo infantile (benedetto il 2 luglio1893 da mons. Menapace G.B. decano di Cles), con annesso oratorio femminile della Congregazione delle Figlie di Maria e scuola di cucito. Dalla Relazione sommaria, scritta dallo stesso don Panizza e stampata in vari esemplari per essere diffusa fra i benefattori e i soci, fu frequentato in media da 135 bambini (120 in inverno e 150 in primavera-estate). Don Panizza, in qualità di presidente dell’Asilo, non manco di indicare nelle ultime due tabelle della sua minuziosa relazione data 31 dicembre 1897 e approvata dal Comitato dell’Asilo il 28 gennaio 1898, come l’istituzione avrebbe potuto continuare la sua esistenza facendo fronte ad una serie di spese e suggerendo altre entrate affinché si arrivasse pure ad ammonire il fondo necessario per dare ai bambini dell’Asilo il pranzo gratuito od almeno semigratuito, ciò che sta sommamente a cuore della Presidenza non solo, ma a tutto il Comitato e a tutti i veri amanti dell’educazione. Da notare che prima di essere trasferito da Tuenno, don Panizza cedette la proprietà dell’Asilo infantile, con documento datato 22 aprile 1898, a Sua Altezza Reverendissima il Principe Vescovo il quale si obbligava a conservare in perpetuo allo stabile sopra descritto (l’Asilo infantile) con tutti i suoi annessi e connessi, proventi ed accrescimenti l’attuale sua destinazione…. . Contemporaneamente l’immobile dedotto in contratto non potrà mai ne dai Principi Vescovi di Trento, ne, sede vacata, dai Vicari Capitolari essere alienato ne convertito ad altri usi senza l’espresso ed unanime consenso del Consiglio direttivo e della Giunta di vigilanza. Le intuizioni di don Panizza non si limitarono all’istituzione dell’Asilo infantile. Sull’esempio di don Guetti, fondò pure la Famiglia cooperativa, di cui ricoprì il ruolo di membro della commissione di vigilanza. La Famiglia cooperativa di Tuenno fu fondata il primo aprile 1894 da un’ottantina di soci che stabiliranno, all’art. 1 dello Statuto, di somministrare ai soci articoli dell’economia domestica e rurale, nonché altri articoli che la Direzione giudicherà necessari od utili a seconda del bisogno; e ciò sia mediante produzione da parte dei soci per conto del comune, sia per mezzo di acquisti, e cosi pure di smerciare prodotti dei propri soci per loro maggiore comodità e vantaggio. Quindi nei locali delle scuole, dietro invito del Curato, Don Panizza Batta fondò la Cassa rurale di Tuenno con atto costitutivo della prima adunanza generale data 26 dicembre 1894, sottoscritto da 32 soci (un sacerdote, un medico condotto, 17 contadini,12 contadini possidenti, 3 carradori, 1 carpentiere, 2 fruttivendoli, 2 fabbri, 2 negozianti, 3 muratori e 1 maestro) che versarono la quota di 6 corone, la paga giornaliera di un bracciante. La registrazione presso il Tribunale Circolare di Trento avvenne il primo febbraio 1895; nella stessa adunanza fu stabilito di distribuire dei libretti a risparmio privilegiati con l’interesse del 41/4% fino all’importo di fior. 3 tremila. Ai primi di aprile del 1898 don Panizza, dopo essere stato riconfermato all’unanimità assieme alla vecchia direzione della Famiglia cooperativa, presenti 35 soci su 134, e rimanendo presidente e direttore della Cassa rurale, fu trasferito presso la parrocchia di Folgaria, legata storicamente al suo paese natio. La precisione del suo operato, la pignoleria con cui affrontava qualsiasi problema, la convinzione di seguire la giusta via gli valsero un avvicinamento alla città vescovile. Cariche prestigiose lo attendevano in seno ad un movimento cooperativo in procinto di una svolta che si rivelerà decisiva. Prima di lasciare Tuenno, l’11 aprile i soci volevano tributarli un omaggio. La presenza dei soci all’Assemblea generale della Famiglia cooperativa, tenuta nei locali dell’Asilo infantile, fu massiccia: 82 su 139 iscritti.